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X-FILES - UNA LETTURA PSICOLOGICA

  • Immagine del redattore: Milo
    Milo
  • 8 dic 2018
  • Tempo di lettura: 15 min

© Maurilio Di Stefano, 2019



1. Tutti conoscono X-Files


Tutti hanno sentito parlare di X-Files. Tutti se ne ricordano. Tutti hanno visto almeno qualche puntata, qualche scena, e sanno fischiettare a memoria il tema della sigla.

È una bella serie? Non lo è? Valeva la pena trascinarla fino alla nona stagione senza praticamente avere più i due attori principali e poi riesumarla nel 2016? Gli alieni esistono? Non esistono? Se esistono, sono tra noi?

Tutto questo non è importante. Non lo è davvero.

Tutto quello che conta è che siamo di fronte a un brand davvero potente, che quando uscì fece scuola – anche se ora, dopo venticinque anni, a rivedere la prima stagione gli effetti speciali ci fanno un po’ sorridere – e soprattutto che come tutte le grandi opere di intrattenimento nasconde molto più di quello che mostra in apparenza.

David Duchovny e Gillian Anderson, due attori che il pubblico per lo più ama alla follia, interpretano due agenti del FBI che si occupano degli X-Files, una particolare divisione del Bureau aperta appositamente per i casi inspiegabili e collegati al paranormale e al soprannaturale: mostri, esperimenti genetici, telepatia, telecinesi, viaggi nel tempo e roba del genere.

Ma soprattutto, sempre e dovunque, gli alieni.

L’agente speciale Fox Mulder (Duchovny) è ossessionato dalla ricerca della verità, spinto dal desiderio di sapere cosa accadde a sua sorella quando tanti anni fa, mentre erano bambini e giocavano insieme in soggiorno, venne rapita dagli alieni sotto gli occhi impotenti di lui. Questo porterà lui e l’agente speciale Dana Scully (Anderson), aiutati il più delle volte dal vicedirettore del FBI Walter Skinner (personaggio ricorrente interpretato da Mitch Pileggi), a scoprire i fili intrecciati a maglie strette di una ragnatela che ricopre il governo degli Stati Uniti, l’America e il mondo intero: una cospirazione ad opera di quella che è una lobby a tutti gli effetti i cui tentacoli sono infiltrati in tutte le strutture del potere e della politica.

Membro centrale della lobby, detta genericamente il Consorzio (in originale The Consortium) è lo storico villain C.G.B. Spender, noto a tutti i fan come L’uomo che fuma. La cospirazione è collegata a un progetto di invasione aliena i cui dettagli ed esiti non sto qui a svelare, nel caso qualcuno che non l’ha mai fatto sia interessato a vedere X-Files.

Gli episodi veramente relativi alla continuity di questa macro-trama non sono neppure molti, in proporzione al quantitativo strabiliante di materiale girato (ad oggi 218 puntate più due film usciti al cinema), ma i fan non sarebbero mai rimasti fedeli allo show così a lungo se i cosiddetti episodi filler, che poi tanto di riempimento non sono trattandosi appunto della maggior parte, non fossero stati così interessanti.

Quello che mi piacerebbe sottolineare in questo lavoro è l’approccio che Mulder e Scully hanno nell’analisi dei casi inspiegabili su cui si trovano a indagare. Approccio che delinea l’interpretazione psicologica che si può dare dei loro personaggi e della relazione che stringono via via con l’avanzare delle stagioni.

Ma partiamo innanzitutto dai nomi, la prima e unica cosa che abbiamo alla nascita – che per il personaggio di una serie TV coincide sempre con la data di messa in onda dell’episodio pilota.



2. Fox Mulder


Senza dover tirare dentro la Kabbalah ebraica e tutti i discorsi sulla forza creatrice delle lettere, delle parole e dunque dei nomi, basta uno sguardo veloce sui classici della letteratura per verificare come la scelta dei nomi non sia mai casuale: il dottor Jekyll (‘Io uccido’), Mr. Hide (‘nascondersi’), Scrooge (che significa ‘avaro’), Raskolnikov (da ‘Delitto e castigo’ di Dostoevskij, un cognome che deriva dal russo ‘raskolnik’, ‘scismatico’), e potrei andare avanti per giorni.

‘Fox’ in Inglese significa ‘volpe’, lo sappiamo tutti.

Un nome bizzarro, è vero, con cui in Italiano non ci sogneremmo mai di battezzare un figlio. Persino lui nella serie ci scherza su un paio di volte, ironico e autoironico al riguardo come su ogni altra cosa.

Ma questo nome è solo un omaggio alla 20th Century Fox, la casa di produzione del telefilm, o c’è qualcosa di più? Proviamo a vedere.

Simbolicamente la volpe rappresenta da sempre l’astuzia, la furbizia e anche la sessualità. La cristianità la associava al male, come tutte le forme libere di ricerca e sperimentazione ‘non-allineate’ al messaggio della Chiesa (tipico esempio sono le streghe, ma non solo).

Nella tradizione cinese invece è considerata uno spirito che preannuncia alle persone il momento della loro morte. È risaputo che a livello simbolico la morte è una fase necessaria al passaggio da un vecchio sé a uno nuovo, un diverso stato di coscienza e consapevolezza, un Io migliore se vogliamo, più vicino a se stesso e alla verità. Inoltre vedere una volpe rivelava a volte anche la presenza di un fantasma, dunque si può leggere la presenza dell’animale come una chiave per poter aprire la porta su altri mondi, quelli non esplorabili col solo uso della ragione e dei cinque sensi.

In Perù la si credeva un guerriero che usava la mente per combattere, mentre per le antiche popolazioni celtiche e in Persia la volpe era considerata una vera e propria guida che conduceva le anime nell’aldilà, nel mondo degli spiriti che è oltre il nostro. Era quello che si definisce uno ‘psicopompo’, letteralmente una guida per lo spirito dei defunti nel passaggio all’aldilà.

Questo perché la volpe è esperta conoscitrice del bosco, classico luogo-archetipo (basta pensare alle favole tradizionali: Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, ecc.) in cui è necessario entrare e spesso perdersi, affrontare e uccidere un qualche nemico per poi riuscirne fuori e tornare al mondo cambiati. Né più né meno che un rito di iniziazione, in sostanza.

Come totem, infine, la volpe invita all’uso del sesto senso, dell’intuito e del femminino sacro per la preveggenza, connessa al mondo dei sogni e delle fate, alla notte, al fascino femminile, alla creatività, al ragionamento fuori dagli schemi.

E quanto al cognome?

Mulder.

In sé la parola ‘mulder’ così scritta non significa nulla in Inglese. Ma se cambiamo lo spelling in ‘molder’ o ‘moulder’, una parola che ha una pronuncia praticamente identica, troviamo qualcosa di interessante. ‘Molder’ vorrebbe dire infatti ‘colui che dà forma’, un contenitore, una formina, uno stampo.

Dunque colui che riceve le intuizioni, che crede o ‘vuole credere’ (in questo caso agli alieni, I WANT TO BELIEVE è la scritta sul poster che Mulder tiene appeso alla parete del suo ufficio). Colui che riceve le intuizioni e senza preoccuparsi della razionalità o loro credibilità cerca di metterle insieme per trarne un disegno coerente, conciliarle con il mondo, insomma dare loro una forma, possibilmente compatibile con la realtà tangibile a cui è abituato. O la gente non gli crederà – non lo fanno quasi mai.

È costretto a confezionare la sua conoscenza altra, ‘aliena’, in un pacchetto che sia familiare alle persone comuni per farsi quanto meno ascoltare.

In un certo senso, azzarderei, un demiurgo: questo il termine che descriveva l’essere filosofico e mitologico di natura divina che dando forma a una materia informe a lui stesso preesistente crea la realtà.



3. Dana Scully


Cosa possiamo dire invece del nome Dana?

Dana è un altro nome di Danu, dea celtica della fertilità. Dana in Persiano significa ‘esperto, bene informato, che se ne intende’ (in Inglese ‘knowledgeable’), mentre in Ebraico vuol ‘arbitro’ o ‘Dio è il mio giudice’. Vedremo tra poco come tutto questo è molto utile alla mia personale lettura.

Quanto al cognome, Scully, anche qui il gioco è semplice; si tratta solo di cambiare un paio di lettere. Infatti ‘skull’, come molti sanno, in Inglese significa ‘teschio’. In altre parole il cranio, ossia la sede del cervello, della mente, del pensiero.



4. Fox Mulder + Dana Scully = ?


Allora, alla luce dei nomi e delle caratteristiche caratteriali dei due protagonisti, che cosa si può dedurre?

Mulder nella serie è proprio quello istintivo dei due, l’irrazionale, che pensa fuori dagli schemi e segue le proprie intuizioni a ogni costo per quanto folli e immotivate. È un irragionevole e un irresponsabile, sotto molti punti di vista, non si concede di fuggire e lasciarsi tutto alle spalle nemmeno quando gliene viene data l’opportunità; ma è proprio grazie a queste sue doti peculiari che riesce ad arrivare alla verità o nei suoi pressi, e non si preoccupa minimamente che la sua ricerca possa arrivare a consumarlo dal di dentro o procurargli la morte dal di fuori.

Scully è invece tutto l’opposto: lei è la voce della ragione, della razionalità, dell’intelletto, della scienza e della scientificità, delle teorie dimostrabili e inconfutabili solo se supportate da prove solide (non a caso è un medico, e per la precisione un anatomo-patologo). Analizza tutto, continuamente, e fino all’esasperazione non crede a nulla di paranormale neppure di fronte all’evidenza. Cerca sempre una spiegazione alternativa e, con buona complicità degli sceneggiatori, è sempre altrove, priva di sensi o semplicemente voltata dall’altro lato quando davanti agli occhi di Mulder accade qualcosa di stupefacente e inspiegabile.

Eppure è lei l’unica dei due ad avere un reale rapporto con la fede, quella cristiana (porta sempre un crocifisso appeso al collo con una catenella). Un rapporto che attraverso le stagioni si rafforza persino, a scapito della razionalità di Dana e al pari di come a volte, al contrario, la voglia di credere (agli alieni) di Mulder vacilla.

Insomma, stringendo i nodi, ci ritroviamo un personaggio maschile che rappresenta l’istinto e l’emotività, e uno femminile che incarna la ragione e la razionalità. Come dire che Mulder è l’emisfero destro del cervello, quello deputato alla creatività e all’emotività, e Scully quello sinistro, quello deputato al pensiero razionale e alla logica.

Eppure, in genere, l’emisfero destro è associato alla parte femminile della personalità, archetipicamente la madre e l’anima, che crea, che segue l’istinto e le emozioni; mentre l’emisfero sinistro è di solito associato alla parte maschile, archetipicamente il padre e lo spirito, che razionalizza, combatte, conquista e predomina.

Quindi ci troviamo di fronte a un evidente mix. Un incrocio, ecco. Un uomo che ha le tipiche caratteristiche della donna, e viceversa.

Con altre parole potremmo dire un personaggio maschile con una sviluppatissima parte femminile della personalità, e uno femminile che segue più che altro il proprio lato maschile. Ma in fondo anche il cervello di sinistra controlla la parte destra del corpo, così come quello di destra controlla il lato sinistro.

Come se non bastasse, ciliegina sulla torta, è Scully che ha i capelli rossi - notoriamente tinti ad hoc, perché non è il colore naturale di Gillian Anderson - anche se è Mulder a chiamarsi Volpe di nome.

Due personalità complementari quindi, con caratteri stranamente incrociati, e molto ben definite anche se non immutabili; lo dimostra ad esempio lo switchche hanno durante il passaggio tra la quarta e la quinta stagione, in cui la voglia di credere di Mulder viene meno e per quasi tutta la quinta stagione è paradossalmente Scully a voler continuamente convincere lui.

Tutto ricorda molto da vicino il cosiddetto chiasma ottico, il punto al centro del cranio, situato dietro gli occhi, dove avviene guarda caso un parziale incrocio tra le fibre che derivano dai due nervi ottici. Una zona non molto distante dal cosiddetto terzo occhio, identificato da alcuni con l’ipofisi (o ghiandola pituitaria, situata subito sotto il chiasma ottico) e da altri con l’epifisi (o ghiandola pineale, situata più indietro, al centro del cervello). Lo stesso terzo occhio che secondo molte religioni antiche e tradizioni esoteriche sarebbe un organo per così dire mistico capace di visioni al di là del mondo tangibile, di sguardi su altre realtà e di contatto con il divino.

Last but not least, come direbbero gli Americani, il chiasma ottico prende il nome dalla ventiduesima lettera dell’alfabeto greco, il chi (χ),che somiglia non poco alla moderna X, la ventiquattresima lettera dell’alfabeto latino moderno, incognita per eccellenza, lettera che sulla mappa indica il punto in cui scavare per trovare il tesoro e infine palese elemento centrale del nome della serie stessa, X-Files.

Per non parlare poi del rimando evidentissimo alla croce, il simbolo del Cristianesimo che come abbiamo già detto Scully porta sempre al collo, che forse in Italiano non dice molto ma nel suo termine Inglese, ‘cross’, significa sì ‘croce’, ‘incrociare’, ma anche molte altre cose anch’esse attinenti al nostro telefilm, come ‘varcare’ (‘across’ = ‘attraverso’, ‘dall’altra parte di’) e soprattutto ‘incrocio’ anche in senso biologico, genetico, un concetto cardine della cospirazione umana/aliena attorno a cui si impernia la continuity di X-Files.



5. Gli altri due personaggi ricorrenti


Il vicedirettore del Bureau, diretto superiore di Mulder e Scully, fa di cognome Skinner. Come tutti sappiamo, in Inglese ‘skin’ significa pelle, e questo potrebbe ricordare in qualche modo il corpo, quello che tiene insieme le due metà della personalità all’interno del sistema biologico in cui la mente abita.

Non dobbiamo dimenticare che Scully, la mente, è messa dal FBI a fianco di Molder all’inizio della prima stagione non come alleata, ma come controllore. L’intuito, l’istinto, come spesso vogliono farci credere a scuola (e in tutti quegli anni in cui siamo obbligati a frequentarla ci riescono anche), bisogna imparare ad arginarlo, a gestirlo, a frenarlo, perché è come un bambino (Mulder) che ha in testa solo il proprio obiettivo e con i suoi metodi diretti di ricerca della verità arreca una buona dose di danno a chi ama che le cose restino come stanno (la società, il sistema, ‘il Consorzio’).

Ma è anche vero che è così che Fox esplora e scopre la verità, e il semplice fatto che mettano qualcuno a controllarlo indica che sappiano benissimo che lui ha ragione e che qualcosa da nascondere effettivamente c’è.

Quanto all’Uomo che fuma, cosa possiamo dire di lui? La questione è più fumosa appunto, no pun intended.

Fuma come gli sciamani? Be’, di sicuro è il personaggio che dimostra di sapere più di tutti, incluso il futuro non esattamente prossimo. E tenta non solo di manovrare le persone ma di creare letteralmente il mondo, e il futuro stesso appunto, così come lui pensa che debbano essere, preda in questo senso di un conclamato delirio di onnipotenza.

Fa di cognome Spender perché ‘spende’ milioni di dollari del governo per le sue macchinazioni nell’ombra e/o perché è disposto a servirsi di ogni mezzo (‘to expend’ = ‘usare, impiegare, consumare’) per raggiungere i propri scopi? Può darsi di sì e può darsi di no.

Ma una cosa è certa: il fascino che hanno gli Americani per l’archetipo dell’uccisione del proprio padre per diventare finalmente se stessi è così irresistibile che lo mettono proprio dappertutto. C’è un ‘Io sono tuo padre’ che è rimasto più famoso di tutti gli altri nella storia del cinema e della televisione, ma gli esempi per così dire ‘minori’ si sprecano davvero.



6. L’alieno


Manca l’ultimo personaggio. Quello più importante, in un certo senso. Quello su cui tutto si regge e che poi alla fine si vede in due o tre inquadrature sì e no – il che è assolutamente paradossale, parlando di un prodotto che ci è costruito attorno ed è in produzione da più di vent’anni.

‘Alieno’, dal latino ‘alienus’, significa ‘estraneo, contrario, avverso’, e per estensione è da sempre usato per indicare gli appartenenti a una qualsiasi specie o forma di vita extraterrestre.

Ora, cosa sono gli alieni? Cosa simboleggiano? Qui potremmo veramente andare avanti per ore.

Il nostro altro Io. Il nostro altro Sé. Un’altra parte di noi, come il fratello/gemello delle favole e del mito. Il nostro lato oscuro. Un ostacolo da sconfiggere. O anche, in senso positivo, il futuro, una conoscenza superiore e più avanzata in tutti i campi e di cui l’umanità è ancora sprovvista. O ancora, in chiave psicologica e metafisica, l’extraterrestre, ciò che è fuori da questa terra che è limitata e limita il nostro Io, ossia l’Io illimitato e universale, la coscienza unitaria della quale tutti siamo emanazioni frammentarie.

Potrebbe addirittura incarnare, secondo alcuni esponenti delle più disparate teorie legate al neo-evemerismo, alla paleoastronautica e al creazionismo non religioso (teorie attualmente in forte diffusione che attraverso l’esobiologia vorrebbero sostenere l’ipotesi che l’umanità derivi da specie aliene), la spiegazione di chi siamo, della derivazione biologica dell’umanità, e dunque curiosamente non del nostro futuro ma del nostro passato.

Una teoria alternativa buona come un’altra, fino a prova contraria, che in Oriente è piuttosto accettabile e che in Occidente fa inorridire quasi tutti.

Questo per gettare una provocazione e fare presente che Oriente e Occidente sono molto facilmente sovrapponibili al cervello destro e a quello sinistro, sia per geografia/anatomia che per attitudini, e che probabilmente la risposta, la verità, come sempre è nel mezzo e nella sintesi.

Tesi che introduce direttamente alla conclusione di questo mio lavoro.



7. La sintesi


Insomma, in sintesi, qual è il risultato della somma di questo uomo dalla personalità femminile e questa donna dalla personalità maschile?

Lui romantico e lei glaciale. Lui sognatore e lei razionale. Lui che crede a tutto e lei che non crede a nulla. Lui ironico e lei imperturbabile. Lui alto e lei bassa (più bassa di lui persino con i tacchi).

Sembrano davvero i due emisferi del cervello, che si sfiorano, comunicano, si mandano impulsi incrociati per tutto il tempo ma alla fine non si toccano mai.

Ebbene, in sintesi… il risultato è proprio la sintesi.

E basta guardare le stagioni – e i film, quanto meno il primo – con un po’ più di attenzione per trovare decine di conferme.

Scully si ostina a negare anche di fronte all’evidenza e Mulder rimane sempre sconcertato allo stesso modo dell’assurda, ostinata incredulità di lei; ma mai, mai una sola volta dimostra di vacillare o dà segno di cedimento nell’opera di tentare di aprirle gli occhi.

Quasi non si trovano mai insieme davanti all’avvenimento paranormale mentre si sta verificando. L’uno arriva sempre a cose fatte dall’altra, e viceversa. E questo, oltre a ricordare le personalità di un folle che non intervengono mai insieme, se c’è l’una manca l’altra, proprio come nei disturbi dissociativi dell’identità e nelle possessioni aliene, demoniache, ecc., somiglia proprio all’uso separato dei due emisferi cerebrali, o dell’alternanza di sonno e veglia. Ma è sempre e solo collaborando che i due riescono a risolvere i casi e, in più di un’occasione, a salvarsi la vita a vicenda.

È Mulder che conduce lei nell’aldilà, ossia nel mondo parallelo, nella conoscenza al di là dei cinque sensi, eppure è Scully l’anatomo-patologo che esamina i corpi dei morti durante le immancabili autopsie.

E ancora un episodio eclatante:

Quando nel primo film si trovano insieme in auto alla fine di una strada che muore a un’intersezione a T, il dialogo che si svolge è il seguente:

Mulder: “Io dico a sinistra.”

Scully: “Non so perché, io dico a destra invece.”

E dov’è che vanno? Dritto, è ovvio.

Un po’ come quando si arriva al transetto di una cattedrale e, davanti all’altare che ci sbarra la strada (ancora la simbologia della croce), non resta che voltare lo sguardo altrove, verso l’alto, e puntare al cielo.

E cosa c’è dritto davanti a loro? Un deserto. Che proprio come il bosco delle fiabe, o il labirinto alchemico, o gli Inferi nella mitologia, rappresenta simbolicamente il luogo in cui da sempre ci si addentra per ritornare diversi, più vicini al proprio Io e alla verità nel suo insieme. Di esempi ne abbiamo a bizzeffe: Mosè, il popolo ebraico, Gesù di Nazareth, Ulisse, Orfeo, Dante…

Eppure, sempre nel film, Mulder a un certo punto confessa a Scully: “Ti devo tutto ciò che sono.”

Perché è il limite della ragione che spinge l’istinto a superarlo, è solo il limite che fa desiderare di andare oltre il limite stesso.

Infine, a metà tra il riso e il pianto, quando Fox vuole mostrarle l’astronave che si solleva in volo, Scully ovviamente è svenuta. Ma quando lui crolla per la stanchezza (e forse per la frustrazione di non riuscire a convincerla), lei di colpo riprende i sensi e lo trae in salvo.

Ecco, proprio come si incrociano le fasce nervose cerebrali si incrociano loro due, ma solo insieme riescono a concludere le indagini e arrivare alla verità.



8. La simbologia evangelica


Una piccola parentesi prima di tirare le somme.

Tra la settima e l’ottava stagione, Mulder muore, per lo meno simbolicamente. Ascende verso la luce. È ovvio che tornerà – come dire ‘risorgerà’. E Scully si ritrova incinta senza avere realmente ‘giaciuto’ con lui.

Be’, già da qui le corrispondenze tra la storia di X-Files e quella di Gesù Cristo risultano evidenti. Ma se scaviamo a fondo vedremo che c’è molto di più.

Ad esempio, alla fine dell’ottava stagione Dana partorisce il suo bambino, un maschio, all’interno di una vecchia casa, una catapecchia abbandonata con citazioni dalla Bibbia e volti colorati di Cristo dipinti sui vetri delle finestre.

L’agente speciale Reyes, che è lì accanto a lei durante il parto, posa lo sguardo più di una volta su una stella luminosa fissa al centro del cielo notturno: la Cometa.

Diverse persone, comparse, estranei, si riuniscono attorno a Scully proprio come i pastori del presepe. E lei, mentre partorisce questo bambino speciale, non esattamente appartenente alla razza umana, grida: “Non lasciarglielo prendere! È mio!”

Lo stesso episodio si chiude poi con l’immagine di Fox e Dana che si baciano col bambino stretto in mezzo a loro, sostanzialmente l’iconografia classica della Natività e della Sacra Famiglia.

Volendo giocare d’azzardo, potrei anche identificare nei tre amici nerd di Mulder, i ‘Pistoleri Solitari’, i tre Re Magi che portano i loro doni, visto che in ogni episodio in cui compaiono forniscono a Mulder un aiuto coordinato senza il quale lui non potrebbe risolvere certi casi. E l’Uomo che fuma è evidentemente Ponzio Pilato, che manovra e se ne frega di tutto (si lava le mani) purché l’ordine pubblico sia mantenuto e il progetto perpetuato.

Volendo invece tornare serio, aggiungerò che le pagine del Vangelo simbolicamente riconducibili ai rapporti tra emisfero destro e sinistro, tra parte femminile e maschile, tra creatività e razionalità, sono veramente molte.

Mi basterà citarne un paio.

La prima, dal Vangelo di Matteo (6, 3):


“…non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra.”


La seconda, dal Vangelo di Giovanni (21, 5-6):


Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?».

Gli risposero: «No».

Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».

La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.


Anche in questo ambito si potrebbe andare avanti a non finire, ma per quanto l’idea sia affascinante non è questa la sede.



9. Conclusione


D’accordo, ve lo concedo, i creatori e gli sceneggiatori del telefilm non avranno considerato tutto questo. Figuriamoci se intitolando la serie X-Files stavano pensando alla croce cristiana e al chiasma ottico. Ma se invece l’avessero fatto inconsapevolmente, o meglio ancora inconsciamente, non potrebbe essere una conferma che tutto l’universo è davvero scritto nella stessa lingua?

Allora voglio concludere citando uno scambio di battute che avviene all’inizio della settima stagione, che in fondo è l’ultima ‘normale’, per lo meno nella produzione originaria (1993-2002); l’ultima stagione in cui Fox e Dana sono ancora insieme e sempre presenti.

Mulder le dice: “Tu eri la mia amica e mi hai detto la verità. Anche quando il mondo va in pezzi, tu sei la mia costante, la mia pietra di paragone.” Scully risponde: “E tu la mia…” E guarda caso lo bacia sul terzo occhio, proprio in mezzo alla fronte.

Ecco quindi che anche l’Alieno acquista finalmente un senso.

Il diverso, l’altro, è sempre noi. Spesso ‘alter’ in Latino viene usato insieme a ‘ego’, ‘l’alter ego’, ‘l’altro io’, un altro da noi che è oltrenoi ma è sempre noi. Un Io più grande, senza limiti, che comprende il nostro Io piccolo e in un certo senso incarnato (tornando alla lettura psicologica del Vangelo, questo spiegherebbe perché una sola storia abbia fatto tanta presa, religione o no, Chiesa o meno, su quasi tutta l’umanità per oltre venti secoli).

Un Io che credere che esista basta a renderlo reale, vero, e a spingerci oltre.

Non a caso la tagline del telefilm è ‘The truth is out there’, ‘La verità è là fuori’, cioè fuori di qui, in quell’altro mondo. E lo slogan preferito di Mulder non è ‘Io credo’, ‘I believe’, ma ‘Io voglio credere’, ‘I want to believe’.

Io voglio credere. Io voglio vedere oltre. Io voglio usare la sintesi del mio cervello, utilizzare sempre entrambi gli emisferi in sinergia, incarnati nell’immagine di Fox e Dana innamorati l’uno dell’altra che hanno un figlio insieme – un bambino dotato di abilità speciali e potenzialmente iniziatore di una nuova umanità.

Io voglio credere e andare oltre il mio mondo con tutte le parti di me, perché quando lo faccio questo mondo non basta più a contenermi e io posso diventare qualsiasi cosa desideri.

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