UMBRIA E MARCHE: GIORNO 7
- Milo
- 9 set 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Ancora Perugia – Abbazia di Sassovivo – Foligno
Certi posti, come San Bevignate a Perugia, sono più o meno gli stessi in tutto il mondo.
Eppure ogni volta che mi trovo dentro uno di questi templi – sarà che, per quanto spirituale, per il mondo occidentale resto comunque quello che si definisce un eretico, un apostata, un pagano – l’emozione si rinnova.
Sarà quel rosso quasi pompeiano, il fascino primordiale dell’iconografia dell’epoca – la bidimensionalità aveva il suo perché e facilitava di molto il pensiero, per come la vedo io.
Ma non è l’immagine il vero succo del discorso, quanto più che altro la sensazione che è là intorno che si aggira la verità. La Verità ultima e definitiva. Che parolone! Ma tanto sono sul mio blog e posso dirlo.
Il Medioevo, i Templari, le Crociate, Gerusalemme, il Tempio di Salomone, i segreti, le cattedrali gotiche, le linee energetiche che percorrono il pianeta (forse), i druidi, gli alchimisti, gli asceti, gli gnostici, i culti misterici, i percorsi iniziatici, l’esoterismo (quello sano), i Veda, la Bibbia, i Vangeli, i gli Egizi, i Sumeri, la pietra, il sole, la terra, non sono tutti capitoli dello stesso grande libro che ancora non riusciamo a riordinare come si deve? È così difficile da vedere e così folle da credere?
Io dico di no.

La verità è là intorno, nei pressi di. E quale sia non lo so e ho deciso in questa vita di non andare a cercarla nella sua interezza, ma di cibarmene a brandelli che ha tutto un altro sapore.
Ma la verità è là intorno. Ne siamo tutti depositari in minima parte, e siamo tutti essenziali per ricordarla, anche se nessuno da solo sa leggerla.
Ecco cosa vuol dire Babele.
Forse millenni fa ci eravamo più vicini perché eravamo qualche centinaio di milioni nel mondo e non miliardi, chissà. Magari il segreto del primo uomo era frammentato in un numero minore di parti. È una teoria valida (e indimostrabile) tanto quanto un’altra e una bella storia da raccontare. Ma questo non cambia che riusciremo a recuperarla quando invece di ammazzarci a vicenda ci riuniremo a chiacchierare con un sorriso.
La verità non la conosco. Ne intravedo qualche briciola e mi va benissimo così. Sapere è da uomini, intuire è da anime. Mi basta sapere che è là che si aggira. Parlarci a tu per tu non è indispensabile.

Visitare l’abbazia di Sassovivo equivale a visitare uno dei tanti posti che condensano alla perfezione l’Umbria e quel suo onnipresente lato meditativo e di contatto col trascendente. Uno dei mille tentativi di recupero del dialogo con quello che non è altro che un Io situato a un diverso livello.
Addossata alla montagna, nei pressi di una gola ma in pieno sole tutto il giorno e posta in cima a una salita che l’automobile fatica a percorrere, ti fa desiderare di restare. Lasciare fuori dal cancello l’auto, i vestiti, le carte di credito, lo smartphone e tutti gli account e i profili per avere finalmente una sola faccia e non mettere mai più piede nel mondo.
Senza sparire, per carità. Basta lasciare detto a tutti dove sei. Che ti vengano pure a trovare quando vogliono: saranno i benvenuti e, se è stagione, gli regalerai anche una busta piena di pomodori del tuo orto.
Ci sarebbe qualcosa di male? Siamo davvero sicuri che vivere equivalga necessariamente a vivere al massimo a tutti i costi? Magari non per tutti. Magari per qualcuno quella semi-patologia che gli americani descrivono con l’acronimo FOMO fa solo sorridere e non lo sfiora minimamente.
Io per esempio la paura di perdermi qualcosa ce l’ho andandomene da qui, non andandomene dal mondo.

È per via del silenzio.
Annullare per un po’ la voce equivale ad annullare per un po’ il pensiero. Sentire senza capire, esistere senza sapere, vivere senza essere sopraffatti dall’esigenza di spiegarselo. Essere la pagina e la parola scritta, invece del lettore.
Suona davvero tanto folle? Direi di no, visto che loro lo facevano già otto secoli fa (e molti altri nel resto del mondo con svariati millenni d’anticipo). È come se qualcuno, pochi, avesse presagito il mondo moderno e dunque mosso un’azione preventiva per preservare i segreti della comunione con l’universo per tutti quelli che in futuro ne avrebbero avuto bisogno e li fossero venuti a cercare – e siamo in tanti a farlo; tutti, direi, chi prima chi poi.
Gli eremiti, pochi sì, vivono intere esistenze in questo modo, e invece io ora che ci penso non ho mai trascorso ventiquattr’ore consecutive dei miei oltre undicimila giorni di vita senza proferire parola.
Suona come una sfida nella mia mente. Una bella sfida. Presto lo farò.
© Maurilio Di Stefano, 2018
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