UN GIRO IN SICILIA: GIORNO 3
- Milo
- 31 lug 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 16 nov 2018
Giorno 3
LA VERGINE NELLA ROCCIA
“In questo speco sacro alla vergine patrona di Palermo il di VI Aprile MDCCLXXXVII Volfango Goethe si fermava a contemplare la semplicità primitiva del santuario e le forme elette del venerato simulacro.”
Non credano che nell’Italiano moderno esistano parole più belle di queste – fatta forse eccezione per Volfango, che suona un tantino male – per descrivere il santuario di Santa Rosalia di Montepellegrino.
I santuari cattolici sono posti adatti alla meditazione, spesso e volentieri, anche per chi del Cattolicesimo, del Cristianesimo o della religione in generale non vuole neppure sentir parlare.
Sono sempre posti più o meno mistici, specie quando scavati nella roccia delle grotte o custoditi sulle cime delle montagne. Quanto più inaccessibili tanto più magnetici, come tante altre cose della vita.
Nella fattispecie qui le abbiamo entrambe, la grotta e l’altezza, e si domina da quassù tutta la Conca d’Oro.
È vero, spesso e volentieri sono posti che rigurgitano un business piuttosto squallido. E praticamente nella totalità dei casi quando si parla di sante, al femminile, si tratta di macabre/tragiche storie di pre-adolescenti morte giovani, vergini, dopo aver perdonato sul letto di morte un qualche stupratore slash assassino. Ma io, da persona affatto religiosa ma pesantemente spirituale, se e quando mi capita di trovarmici cerco sempre di trasformare questi cosiddetti luoghi di culto in occasione di raccoglimento e dialogo con me stesso. Meglio ancora se l’ascesi è corredata da un’ascesa.
E quanto a spettacolarità visiva a Montepellegrino non si può proprio dire nulla. Perché, abituato come sono sin da piccolo alle abbazie e ai monasteri appenninici laziali, umbri e abruzzesi, non ero mai salito tra le spine dei fichidindia e le colline color giallo riarso del solleone mediterraneo, con i riverberi del sole ad ammiccare sulla superficie del mare proprio a due passi.
Un’ascesi mediterranea, chiamiamola così.
E poi questo è un posto caro alle celebrità, sembrerebbe. Una targa dice che sono passati di qui, tra i molti, anche nomi come Bellini, Lord Byron, Dumas e Wagner, durante i loro lunghi viaggi in Italia come erano di moda all’epoca tra gli intellettuali europei che potevano permetterseli.
Mentre noi, che ci siamo nati e viviamo dietro l’angolo, spesso non ci facciamo neppure caso.

© Maurilio Di Stefano, 2017
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