top of page

UN GIRO IN SICILIA: GIORNO 4

  • Immagine del redattore: Milo
    Milo
  • 1 ago 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Giorno 4

ZODIACO SEGRETO


San Vito lo Capo, Monreale, Caccamo, Castellammare, Riserva dello Zingaro, Marsala. Mentre i luoghi si susseguono, diventa evidente che quaggiù i nomi stessi costituiscono una loro personale astronomia e mitologia.

Io che vengo da Roma e frequento da anni i cosiddetti ‘Castelli’ sono probabilmente prevenuto, ma se crediamo davvero al potere profetico degli alfabeti e dei suoni, allora si sente sin da subito che Ariccia, Albano e Genzano sono più posti da vino buono e riposo di imperatori.

Invece qui lo zodiaco sonoro denuncia chiaramente la poesia congenita dell’isola. Un posto dove non nevica quasi mai eccetto che sulla montagna di fuoco, un paradosso quasi letterario. Un posto dove non nevica quasi mai eppure tutto si fa bianco quando si spogliano i mandorli. Un posto dove gli ulivi centenari danno ancora frutti, simili a vecchissimi eroi biblici ancora fertili di figli.

Tempo e colori si intersecano, poiché la stessa pianta dà frutti verdi in ottobre ma neri se si ha la pazienza di aspettare novembre. L’orchidea di Sicilia, il ficodindia che è ovunque, il bellissimo fiore dei capperi.

Una vita silenziosa, che anch’essa si schiude appassisce e ricomincia il ciclo, nel profumo degli stucchi e nel segreto degli specchi. Un Eros bambino e infuriato, che spia dalle gelosie delle finestre, prigioniero al di là dei muri maestri negli abiti a collo troppo alto delle donne. Una spruzzata, un velo di sudore sui loro petti privati, proibiti. Lo sguardo abbassato nello strepito dall’urgenza frustrata delle voci che tacciono per tutta una vita e persino oltre.

Immagino i volti di tutte quelle generazioni ormai precedenti come statue in gesso di madonne. Ugualmente addolorati, ugualmente rassegnati. Ma più belli perché appartenenti a donne vive, donne più autentiche proprio perché accaldate e, perché no, più vere perché peccatrici, se non nei gesti nei pensieri.

È in fondo l’anatomia di un’intera umanità, il messaggio condensato di chiunque abbia mai avuto la bocca tappata, gli occhi bendati, le mani legate, un matrimonio riparatore o uno imposto dalla famiglia, un amante disperso in mare e bello come il sole, una speranza malriposta, una lettera bruciata dalla fiamma di una stearica, una lacrima caduta di sfuggita nel vetro immobile di una salina dorata al tramonto e subito cancellata dal sopraggiungere della notte.



© Maurilio Di Stefano, 2017

Commentaires


bottom of page